L'Assemblea Nazionale francese approva una misura controversa sulle criptovalute

Le criptovalute stanno per diventare un peso per gli investitori francesi? Un emendamento recentemente adottato dall'Assemblea Nazionale potrebbe cambiare le carte in tavola. Bitcoin, Ethereum e altri asset digitali saranno presto tassati come “ricchezza improduttiva”, allo stesso livello di yacht e oro accumulato.

Una svolta fiscale che prende di mira la ricchezza “dormiente”

L'Assemblea Nazionale ha raggiunto una pietra miliare simbolica lo scorso venerdì. Con 163 voti favorevoli e 150 contrari, i deputati hanno adottato un emendamento che ridefinisce la tassazione della ricchezza in Francia. 

Il testo, sostenuto dal deputato centrista Jean-Paul Matteï, mira ad affrontare quella che considera una “incoerenza economica”: l'esenzione fiscale di cui godono alcuni asset considerati “improduttivi”.

Le crypto ora si aggiungono a una lista che include oro, yacht, auto da collezione e opere d'arte. Il messaggio politico è chiaro. Questi asset, che non contribuiscono direttamente al “dinamismo dell'economia francese”, dovrebbero essere scoraggiati tramite la tassazione. 

L'emendamento propone un'aliquota unica dell'1% sulla ricchezza improduttiva che supera i 2 milioni di euro, rispetto al sistema progressivo attualmente in vigore per il settore immobiliare.

Per i possessori di crypto, questa misura rappresenta un cambiamento radicale. Finora, solo le plusvalenze realizzate dalla vendita di asset digitali erano tassate. 

Ora, il semplice possesso di un ampio portafoglio potrebbe generare una tassa annuale. Un investitore con 3 milioni di euro in bitcoin dovrebbe quindi pagare 10.000 euro ogni anno, senza aver realizzato alcun guadagno.

Il voto ha raccolto una coalizione eterogenea. Socialisti e deputati di estrema destra si sono alleati per approvare il testo, a dimostrazione della diffidenza trasversale verso gli asset digitali. Ma la storia non finisce qui. Il Senato deve ancora votare prima che la misura venga inclusa nel bilancio del 2026.

L'ecosistema crypto protesta contro un “errore ideologico”

Éric Larchevêque non usa mezzi termini. Il co-fondatore di Ledger, la punta di diamante francese dei crypto wallet, ha denunciato sui social una misura che “punisce tutti i risparmiatori che vogliono ancorare i propri asset finanziari in oro e Bitcoin.” 

Per lui, il segnale politico è disastroso. Accusa il legislatore di voler “penalizzare il possesso di valore al di fuori del sistema monetario fiat.”

Le preoccupazioni dell'industria sono molteplici. In primo luogo, il rischio di liquidazioni forzate. Molti investitori francesi detengono la maggior parte della loro ricchezza in crypto, senza sufficiente liquidità per pagare una tassa annuale. 

Potrebbero essere costretti a vendere i propri asset in condizioni sfavorevoli, creando una pressione al ribasso sui loro portafogli. Poi, l'effetto domino temuto: una soglia di 2 milioni di euro oggi, ma nulla garantisce che lo Stato non la abbassi domani.

Il tempismo di questa iniziativa è sorprendente. Mentre paesi come gli Stati Uniti moltiplicano le iniziative pro-crypto e alcuni stati considerano Bitcoin come riserva strategica, la Francia sembra prendere la direzione opposta. 

Ancora più preoccupante: questo voto arriva pochi giorni dopo una proposta dell'UDR che menzionava la creazione di una riserva nazionale di 420.000 bitcoin. Un paradosso francese che rivela visioni inconciliabili all'interno della classe politica.

Le sfide tecniche sono altrettanto preoccupanti. Come valutare con precisione un crypto wallet detenuto su piattaforme decentralizzate o conservato offline in un hardware wallet? Come verificare l'accuratezza delle dichiarazioni senza creare un'amministrazione sovradimensionata? Queste domande restano senza risposta e potrebbero ostacolare seriamente l'attuazione pratica di questa legge.